Considerazioni sul costo-opportunità nel rifare un workout o meno dei CrossFit® Open (e non solo). Quale corrente di pensiero?

Sono finiti da una settimana i CrossFit® Open 2023, le classifiche sono consolidate. (I risultati dei CrossFit Open a questo link)

Il 16 Marzo iniziano i Quarterfinals per chi è riuscito ad entrare nel 10% dei migliori atleti del proprio Continente. Vi diamo questa notizia, se pensate di riprovare un workout degli Open è ormai troppo tardi!

Questa ovvietà per introdurre un tema su cui insistono delle correnti di pensiero e delle opinioni differenti tra atleti, coach e addetti ai lavori.

E’ un dato di fatto che più si prosegue nel cammino verso la punta dell’iceberg rappresentata dai CrossFit® Games, e tanto è più oggettiva la difficoltà nel riuscire a rifare un workout alla luce del fatto che le prove aumentano e le finestre temporali in cui farli si ridono.

  • Nei CrossFit® Open un atleta ha a disposizione 4 giorni per eseguire un workout, così per tre workout totali.
  • Nei Quartefinals Individuals i workout aumentano e i giorni diminuiscono drasticamente: 5 workout su 3 giorni con finestre temporali di un giorno soltanto. Il che significa che su alcuni giorni occorre caricare più di un wod. Per gli Age Group e Team i workout saranno meno ma le finestre soltanto di due giorni
  • Per le Semifinali che sono Live per la Categoria Individual ovviamente il discorso non sussusite.
  • Per le Semifinali Age Group/Team che sono online, discorso molto molto complicato.

E’ chiaro che il Redo può avere un senso, al netto di problemi tecnici, per la prima fase costituita dagli Open il cui framework logico è stato di fatto adottato dalla maggior parte delle competizioni locali e internazionali che prevedono le qualifiche online.

Premesso questo, ci domandiamo quanto e quando abbia senso effettivamente riprovare un workout come negli Open e scopriamo che ci sono delle opinioni non sempre univoche. Andiamo per ordine avendo raccolto opinioni in giro senza citare necessariamente le fonti, rimarremo generici.

PERCHE’ REDO SI

Ad un certo livello ci si aspetta che un atleta abbia i così detti Occhi della Tigre , quella cazzimma che lo porta sempre e comunque a volere battersi con se stesso per provare a migliorarsi sempre. Un’atleta, che si definisce tale, e che ha il tempo chiaramente per esserlo, vive costantemente con l’ossessione di questo sport e con la voglia di poter riuscire a migliorare il suo score anche se non ne ha la reale esigenza da un punto di vista puramente oggettivo.

Non sarebbe arrivato a fare praticamente l’atleta professionista (o quasi professionista se parliamo dell’Italia, altro capitolo che meriterebbe un articolo a parte) se il suo approccio non fosse questo, costantemente e tutti i giorni.

Venendo al workout degli Open, può essere che al primo colpo effettui un punteggio soddisfacente che comunque gli permette di essere, con buona probabilità, all’interno del 90esimo percentile ma non è escluso che la sua voglia di “crossfit” e la sua fame di “workout” lo porti a rifarlo il giorno successivo qualora abbia anche un minimo il sentore di poter migliorare qualcosa.

  • La prima volta gli serve per “capire il workout” e testarlo su se stesso
  • La seconda volta gli serve per limare gli errori, correggere i tempi di transizione, aggiustare il respiro ove opportuno, spezzare i set dove non l’aveva fatto e seguire ulteriori consigli del coach il quale, nel frattempo, avrà preso nota di tutti quei Key Performance Indicators (KPI) su cui poter migliorare nel ReDo.

E’ anche statisticamente provato che riprovare un workout nella maggior parte dei casi porta ad un miglioramento nello score a parità di condizioni e fattori esogeni. Ad esempio Emanuele Biviano ha rifatto il 23.3 e ha migliorato il suo score da 11.34 nel first attempt ad 11.12 nel Redo. A dover di cronaca Bivio ha dovuto necessariamente rifare il wod causa caricamento di peso errato negli snatch. Teniamo conto che il primo tentativo è stato fatto con (pochissimi) chili in meno.

Ovviamente quanto sopra va preso con tutti i caveat del caso; non si è sempre obbligati a rifare ogni workout di qualifica e la gestione dello stress è comunque parte integrante di un atleta professionista.

PERCHE’ REDO NO (o meglio, NI)

Sempre ad un certo livello, un atleta è anche manager di sè stesso e tenderà a non rifare il workout se non strettamente necessario.

Chiaramente se ha la netta sensazione che può migliorare o peggio ancora che qualcosa è andato storto, sarà il coach che spingerà per riprovarlo in coerenza con il proprio livello e in coerenza con i propri obiettivi.

Ma quanto un ReDo in questa fase può portare oggettivi miglioramenti? La risposta è dipende da che miglioramenti si cercano e da che obiettivi si vogliono perseguire:

  • se si hanno le abilità per ottenere in modo “agevole” la qualifica e il punteggio ottenuto soddifa per entrare nel 10% del cut, difficilmente il coach spingerà nel rifarlo al fine di non affaticare fisicamente e mentalmente l’atleta;
  • se l’obiettivo è quello di “provarci” considerando che l’atleta ha discrete probabilità di rientrare nel 10%, può essere che almeno un workout venga con molta probabilità rifatto. Gli Open, come tempistiche, ancora lo permettono.
  • approcciare già gli Open secondo la logica “One&Done” per simulare ciò che gli aspetterà nel corso del percorso (qualora sufficientemente sicuri di poter proseguire) dove sarà sempre più difficile poter rifare un workout fino ad arrivare ad una competizione Live dove tutto si gioca sul One&Done.

Per un atleta di punta che mira alle Semifinali e, perchè no, ai CrossFit® Games, gli Open rappresentano un puro test, quasi una formalità al netto di sfortune varie che possono sempre ovviamente capitare (infortuni o altro). Da questo punto di vista sappiamo bene che questo tipo di atleta non raggiungerà mai il suo picco di forma per gli Open ma la sua preparazione sarà costruita su un percorso che lo porterà ad avere il top del suo fitness level per i Quarti di finale, o addirittura per le Semifinali. Ad esempio, Iurii Marincenco, atleta che punta almeno alle Semifinals, sposa questa filosofia per gli Open e difficilmente rifà i workout-

Questo si traduce che è altrettanto difficile che questa tipologia di atleta vorrà rifare il workout se non strettamente necessario alla luce del fatto che in questo specifico periodo questo approccio potrebbe avere un costo opportunità non sempre favorevole stante lo stato di forma.


Che tu sia un atleta che sposa il ReDo o meno, quello che ci sentiamo di consigliare (e non solo noi) è comunque di prendere dei dati sulle proprie prestazioni nei workout che vengono eseguiti, che siano one shot o meno. Conoscersi significa avere dei criteri per poter affrontare in modo più consapevole e professionale il prossimo workout riducendo la necessità di dover ogni volta rifare i workout perché vengono sistematicamente approcciati in modo non corretto.

E’ sempre una questione di Costo-Opportunità? La verità sta nel mezzo?

A voi l’ardua sentenza.

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