Prima della scoperta dell’Australia, gli abitanti del vecchio Continente erano convinti che tutti i cigni fossero bianchi, una convinzione inconfutabile sostenuta dall’evidenza empirica. L’avvistamento del primo cigno nero ha indubbiamente scosso le certezze degli ornitologi del tempo.

Quello che voglio riportare non è uno studio sulla specie animale ma far capire come un evento isolato, inaspettato può sconvolgere certezze e realtà fino a quel momento note.

Ciò che viene chiamato Cigno Nero dal pensatore, scrittore e filosofo Nasser Taleb è un evento che possiede 3 caratteristiche:

  • è un evento isolato
  • ha un impatto enorme
  • nonostante sia un evento isolato, la mente umana tende a posteriori a trovare giustificazione ed elaborare giustificazione della sua comparsa per renderlo spiegabile e prevedibile

Quello che stiamo attraversando in questo momento, noi tutti, può essere ricondotto ad un episodio di proporzioni enormi che ha proprio queste tre caratteristiche ed è ingovernabile e imprevedibile per tutta la comunità prima e giustificabile in qualche modo dopo.

Cosa c’entra tutto questo con il CrossFit, Crosstraining o con lo sport in generale? Avremmo potuto prevedere un simile evento per fornire alla comunità che si occupa di sport delle linee guida da seguire o delle soluzioni per dare continuità ai nostri amati allenamenti? Sarebbero riuscite le Istituzioni ad anticipare gli eventi per non affossare questo settore che sempre di salute tratta?

Probabilmente no.

Riusciamo invece a capire l’impatto che questo Cigno Nero ha avuto sulla salute della popolazione al netto delle conseguenze cliniche dirette del virus?

Per capirlo dovremmo prima di tutto far presente che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara ufficialmente che:

  • l’inattività fisica è il quarto più importante fattore di rischio di mortalità nel mondo.
  • circa 3,2 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inattività fisica.
  • l’inattività fisica è un fattore di rischio fondamentale per le malattie non trasmissibili, quali le patologie cardiovascolari, i tumori e il diabete.
  • l’attività fisica apporta benefici significativi alla salute e contribuisce a prevenire le malattie non trasmissibili.
  • nel mondo, un adulto su tre non è sufficientemente attivo.
  • nel 56% degli Stati membri dell’OMS sono in atto politiche per contrastare l’inattività fisica.
  • gli Stati membri dell’OMS hanno concordato di ridurre del 10% l’inattività fisica entro il 2025.

L’OMS riporta anche che livelli di attività fisica regolari e adeguati:

  • aumentano il benessere muscolare e cardiorespiratorio;
  • migliorano la salute ossea e funzionale;
  • riducono il rischio di ipertensione, malattie cardiache coronariche, ictus, diabete, tumore della mammella e del colon e depressione;
  • riducono il rischio di cadute e di fratture dell’anca o delle vertebre;
  • sono fondamentali per l’equilibrio energetico e il controllo del peso.

L’inattività fisica pertanto è il quarto più importante fattore di rischio di mortalità a livello mondiale e causa il 6% di tutti i decessi. E’ superato soltanto dall’ipertensione sanguigna (13%) e dal consumo di tabacco (9%) e si attesta allo stesso livello di rischio dell’iperglicemia (6%).

Circa 3,2 milioni di persone muoiono ogni anno perché non sono abbastanza attive. Teniamo a mente questo dato.

L’inattività fisica risulta in costante aumento in molti paesi, rendendo più pesante il carico delle malattie non trasmissibili e ripercuotendosi negativamente sulla salute in tutto il mondo. Le persone che non praticano sport o non fanno adeguata attività motoria presentano un rischio di mortalità dal 20% al 30% più elevato rispetto a persone impegnate in almeno mezz’ora di attività fisica di intensità moderata nella maggior parte dei giorni della settimana. L’inattività fisica è la causa principale di circa:

  • il 21-25% dei tumori della mammella e del colon
  • il 27% dei casi di diabete
  • il 30% delle malattie cardiache ischemiche.

Altri studi confermano sostanzialmente quanto sopra. Anche in casa nostra l’Istituto Superiore di Sanità dichiara che l’attività fisica:

costituisce uno degli strumenti più importanti per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili (Mcnt). È ampiamente dimostrato come essa sia in grado di sostenere e rafforzare il benessere psico-fisico e di migliorare la qualità della vita.”

Patologie per le quali è dimostrata una riduzione del rischio grazie all’attività fisica:

Ora, alla luce di questi dati sembra però che nessuna Istituzione, Governo, Commissione ecc,  consideri l’attività fisica come driver per vero un miglioramento della salute, costante e permeato nella società.

Tutto il mondo si è fermato a causa di questa pandemia che ha causato direttamente o indirettamente in un anno circa 1,6 milioni di morti e tutto il mondo ha messo in campo investimenti record per cercare di sconfiggere, giustamente, questo virus.

Investimenti praticamente incalcolabili. Basti pensare che la ricerca, lo sviluppo e la produzione del vaccino Moderna (solo per citarne uno dei tanti che sono stati prodotti) sono stati finanziati con circa 2,5 miliardi di dollari dal Governo americano. Solo per 1 vaccino!

Poi c’è il costo che i singoli Paesi dovranno sostenere per acquistare le dosi dei vaccini (intendiamoci, personalmente sono a favore dei vaccini) e della macchina operativa da mettere in campo, senza contare tutti i costi già sostenuti fino ad oggi per tamponi, reagenti, contributi e altro.

In più l’Università di Sidney ha pubblicato uno studio sulla rivista Plos One (https://journals.plos.org/plosone/) che fa emergere come fino ad oggi vi è stato un calo dei consumi (quindi un costo indiretto per l’economia) di 3.800 miliardi di dollari a livello planetario mentre in Europa si parla del famoso Recovery Plan: un’iniezione di liquidità di circa 750 miliardi di euro da dividere tra gli Stati membri.

Fate voi i conti grossolanamente cosa ci sta costando a livello globale questa pandemia tra investimenti e costi sociali che si ripercuoteranno nel tempo.

*** CONCLUSIONI ***

Ora cosa c’entra tutto questo con il nostro piccolo mondo dei box di CrossFit e palestre? Proprio questo è il problema: “piccolo mondo”.

Abbiamo dimostrato, secondo quanto appena detto, come la salute sia direttamente legata all’attività fisica in modo proporzionale in larga scala. In realtà non lo dimostriamo certamente noi ma i dati e studi inconfutabili. Lo sport dovrebbe essere quindi una delle priorità dei Governi mondiali su cui investire e focalizzarsi visto le gravi conseguenze che porta alla salute delle persone in caso di mancanza cronica.

Così evidentemente non è, soprattutto per l’Italia. Culturalmente non siamo probabilmente all’avanguardia rispetto ad altri Paesi dove lo sport è parte integrante della vita e della salute dell’individuo e, considerato come tale, vengono periodicamente stanziati investimenti su di esso per promuoverlo invece di affossarlo. Ora con la pandemia l’unica action che il Governo ha messo in campo è stata quella di chiudere tutti i centri sportivi dopo aver dato delle linee guida che avrebbero assicurato la continuità operativa in modo sicuro e dare un ristoro di 600 euro al mese agli istruttori mai menzionando, in modo chiaro, che l’attività fisica ha un diretto impatto sulla salute e sulla prevenzione delle malattie.

Sembrerebbe essere evidente, per ora, che lo sport sia l’ultimo dei problemi seppur fatto secondo regole che assicurino distanziamento e igiene.

Ricapitoliamo con cifre alla mano. In un anno l’assenza di una attività motoria adeguata costa 3,2 milioni di decessi come dichiarato dall’OMS e per il COVID19 ne contiamo circa 1,6 milioni.

Giustamente, dico io, il mondo sta mettendo in campo investimenti che supereranno con ogni probabilità i 4.000 miliardi di dollari (quattromila miliardi!).

Se si avesse veramente a cuore la salute delle persone, con queste cifre occorrerebbe da subito allora un piano di circa 8.000 miliardi di dollari per far fronte ai numeri che la mancanza di attività sportiva genera in termini di decessi rapportato agli investimenti messi in campo per il Covid19.

E la sedentarietà, l’inattività fisica (ora quasi forzata per mancanza di luoghi aperti e normative che la impongono in modo indiretto) non è un Cigno Nero che si è abbattuto improvvisamente sull’umanità ma è una costante che ci trasciniamo da anni. Forse basterebbe anche un centesimo degli investimenti che si stanno facendo (ripeto, giustamente) per sconfiggere questo virus per avere una società più sana.

Siamo sicuri che la continua poca attenzione verso lo sport rispetto ad altre cause, sia una strategia che paga nel lungo termine e che porta a risparmiare?

Potrei concludere l’articolo con un bel: RIAPRITE LE PALESTRE! TUTTI AL BOX!!

A voi le conclusioni…

FONTI

Fonti: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2177_allegato.pdf

https://www.epicentro.iss.it/attivita_fisica/livelli-consigliati

https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/physical-activity

https://journals.plos.org/plosone/

https://systematicreviewsjournal.biomedcentral.com/track/pdf/10.1186/2046-4053-2-56.pdf

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