Qual’è il giusto mindest sia per gli atleti che frequentano la classe sia per i coach che la tengono? Alcuni consigli

La prima volta che ho messo piede in una CrossFit® Gym negli USA (già, non si chiamano box oltreoceano), venivo da un’impostazione tipicamente italiana, in cui avere a che fare con i cosiddetti zanzoni era la normalità.

Ricordo ancora che chiesi, quasi innocentemente: ‘Ma voi, come li chiamate, gli zanzoni?’. E di tutta risposta ricevetti un bel ‘non li chiamiamo, perché non esistono’. Pensai: ecco, tutti i coach dicono così. Tre anni dopo sono qua a scrivervi che, nonostante la mia prolungata permanenza oltreoceano, di zanzoni –là – non ne ho visti.

La domanda che mi è sorta spontanea è stata: ma perché da loro nessuno zanza?

Ho cercato di dare una risposta, e ho provato a generalizzare l’approccio che sarebbe corretto avere, sia dal punto di vista degli atleti (come recita lo slogan di un baffuto brand sportivo ‘se hai un corpo, allora sei un atleta’) che dei coach.

Considerazioni che, ci tengo a sottolineare, sono del tutto personali.

BE COACHABLE

Ogni volta che si parla di CrossFit®, di quale box frequentare, di cosa valutare in un coach e nel suo approccio, ci dimentichiamo sempre una cosa: siamo noi a praticare e a scendere sul floor, non i nostri coach. E questo vale per ogni sport.

Ancora prima delle attenzioni che un coach dovrebbe avere nei nostri riguardi, è molto più importante parlare dell’approccio che noi dovremmo avere ogni volta che varchiamo la soglia del nostro box di riferimento. Tra i messaggi che trovo più incisivi e più azzeccati c’è sicuramente quello che passa attraverso il ‘be coachable’. Letteralmente ‘sii allenabile’. Dentro queste due parole stanno racchiusi tanti altri messaggi – e significati.

Essere allenabili, per prima cosa richiede di mettere da parte il proprio ego (‘leave your ego out/ at the door’), un concetto che sta a metà tra la classica frase motivazionale da film americano e una verità assoluta. Sembrano cose scontate, ma sono situazioni che si presentano molto più spesso di quello che si crede. A chi non è capitato di vedere compagni di allenamento che al terzo workout della loro vita caricano il bilanciere più di Justin Madeiros durante i Games, altri che alla quarta volta che varcano la soglia del box iniziano a fare le classi open box (qui c’è anche lo zampino dei coach, ma ne parleremo più avanti), altri ancora che già la prima volta che si presentano, parlano di quanto sollevavano nella palestra dove andavano fino a ieri e ci fanno intendere che per loro il CrossFit® è uno sport di merda (ma allora che siete venuti a fare?).

Insomma, nelle regole d’oro del ‘be coachable’ c’è l’umiltà.

Scalare non è reato (in nessuno stato al mondo, al momento).

Fare un WOD con qualche kg in meno ed evitare di farsi male è molto meglio che farlo RX e poi non muoversi per un mese (o peggio…).

Non nasciamo imparati. Siamo al box per imparare e migliorare, e il coach è lo strumento principale che utilizzeremo per farlo.

Come possiamo fare, quindi, per essere ‘coachable’ e approcciarci al CrossFit® con il giusto mindset?

  1. Ascolta il coach quando parla (già a partire dal briefing iniziale). So che può sembrare scontato, ma la maggior parte delle volte, per tanti utenti delle classi, non ascoltare è una prassi. Tolta la mancanza di rispetto per chi sta lavorando (coach), a giovarne sarete per primi voi, che capirete cosa farete nell’ora seguente, come lo approccerete (tra riscaldamento e WOD stesso) e quali saranno le finalità della classe. Piccolo suggerimento, se non avete seguito o capito, non abbiate paura di chiedere! Anche al costo di una piccola cazziata da parte del coach.Durante la classe il coach vi suggerirà poi come migliorare il movimento (o l’approccio), o vi suggerirà la miglior strategia per affrontare il workout. Ascoltatelo. Memorizzate i cues ricevuti, e la prossima volta lavorateci su!
  2. Arriva un attimo prima. Molti di noi lavorano, e tra treni in ritardo e traffico arrivare in tempo per la classe è sempre un’incognita. Ma se avete la possibilità di arrivare un attimo prima, potete iniziare a capire il workout, le scalature, come approcciarlo, lavorare sulle vostre debolezze (non ti conosco ma sono sicuro che hai bisogno di lavorare sulla mobilità) e soprattutto potete portarvi avanti con le chiacchere (riferimenti a luoghi, cose o persone, sono puramente casuali)!
  3. Parla con il coach. Anche questo sembra scontato, ma non lo è. Non abbiate timore di chiedere, anche più volte, al coach la stessa cosa. Tra le cose più importanti che può ottenere un coach durante le classi è proprio un feedback da parte degli utenti. I coach non sanno leggere nel pensiero, non ancora perlomeno. Inoltre, parlate dei vostri obiettivi, di cosa vorreste raggiungere attraverso la pratica del CrossFit®: vi aiuteranno a raggiungerli. Parlate anche del vostro stato, ogni giorno. Siete nel mindset per spingere? Ottimo. È stata una giornata pesante e negativa? Scalare un workout non vi farà male (se non al vostro ego, ed ecco che ritorna il ‘leave your ego out’). Non abbiate paura di chiedere al coach di guardarvi un movimento e di correggervelo.
  4. Il riscaldamento è parte dell’allenamento. Un altro aspetto che caratterizza tanti atleti è l’idea del riscaldamento come una parte superflua dell’allenamento. Non lo è. Anzi, è esattamente il contrario. È parte integrante e fondamentale dello stesso. Nell’organizzazione delle classi CrossFit® spesso questo coincide anche con la parte più tecnica dell’allenamento. Proprio per questo motivo, approcciatelo con calma e interamente (non iniziate a zanzare già da qui!). Lavorate per qualitภnon per quantità.
  5. Fermatevi dopo la classe (non sempre è possibile). Se avete la possibilità di fermarvi per un po’ finita la classe, il consiglio è sempre di farlo. Lavorate sulle vostre debolezze (vedo già i vostri double unders da migliorare). Purtroppo, un’ora non sempre è abbastanza per far proprio un movimento, soprattutto all’interno di uno sport non specializzato come il CrossFit®,che richiede la padronanza di movimenti complessi in differenti domini. Quindi lavorare un po’ di più vi permetterà di migliorare!

COACH AND COACHABILITY

Una volta che gli atleti sono pronti ad essere allenati (seguendo pedissequamente gli aurei consigli di cui sopra), tocca al coach essere la miglior versione di sé stesso. La progressione di un atleta della vostra classe dipende anche da voi. Dal vostro approccio. Dalle vostre capacità e conoscenze.

Nelle regole d’oro per i coach:

  1. Non smettete di formarvi. Questa è la versione di ‘leave your ego out’ per coach. Siate umili, imparate dai vostri errori. Ho incontrato coach bravi che hanno saputo adattarsi e migliorarsi costantemente. E la loro forza sta proprio in questo. Saper scalare ogni movimento richiesto, non è superfluo. Tutt’altro, risulta fondamentale in uno sport vario come il CrossFit®.
  2. Allenate ogni singolo atleta. Cercate di capire e conoscere i vostri clienti, al fine di modulare al meglio il lavoro su ognuno di essi. Ogni atleta, indipendentemente dal suo livello di abilità o di esperienza nel CrossFit®, ha bisogno di essere allenato. Ogni persona che si iscrive alla vostra classe ha bisogno di ricevere una qualche forma di attenzione. Non abbiate paura di fare gli on ramp¸ possono sembrare una perdita di tempo, ma un coach preparato e un box serio non mancheranno di farli per dare al cliente una preparazione minima iniziale per accedere alla classi.
  3. Siate un po’ psicologi e siate onesti. Il CrossFit® è bello (e funziona) proprio perché è vario e attrae – mettendole sullo stesso piano – persone diverse, con preparazione diversa, e cultura diversa. Sta a voi capire chi può essere allenato in una maniera piuttosto che un’altra. A volte gli atleti vanno motivati, alle volte va corretto il movimento. Don’t be a cheerleader, come dicono gli americani. Siate onesti con i vostri clienti, se pensate che non possano ancora essere capaci di autogestirsi in un open box, non fateglielo fare. Se hanno bisogno di un occhio o un suggerimento, dateglielo. Sempre ricordando che non è un personal, ma comunque sia un atleta in salute è sempre meglio di uno infortunato.
  4. Metteteci il vostro e ascoltate i clienti. Ogni atleta è diverso, avete studiato per diventare coach. Metteteci del vostro. Non copiate solo la programmazione sulla lavagna e basta. Chiedete un feedback ogni volta che date un cue. Il ‘be coachable’ – paradossalmente – è a due vie! Mi è capitato, recentemente, di fare workout in cui era richiesta una generica skill, il coach ha chiesto ad ogni atleta di pensare quale fosse la skill sui cui lavorare e il numero di rep da fare, poi discuterne insieme. Questo aiuta a formare e consapevolizzare gli atleti.
  5. Non superate la linea. Se non avete studiato anche per essere un medico (‘E dove ha studiato lei?’ Cit.), non fate i medici. Se non avete studiato nutrizione, non fate i nutrizionisti. Siamo sicuri che avete delle nozioni in questi campi, ma se qualcuno vi chiede dei consigli specifici mandatelo da un professionista.

Conclusioni

Abbiamo visto che per far funzionare le cose è necessario che sia gli atleti che i coach collaborino.

‘Be coachable’ è sì per gli atleti, ma anche per i coach. Non abbiate timore ad imparare mettendo l’ego da parte. Siate la migliore versione di voi stessi!

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